Free
Il Free Jazz trova in Ornette Coleman la sua icona ed il suo principale alfiere. A partire dalle sue incisioni per l’etichetta Contemporary dei tardi anni 50 la sua maniera di approcciare il jazz ha un forte impatto su musicisti, critica e pubblico. La sua musica è a tratti fortemente votata alla componente melodica, tra l’altro fuori dai canoni di intonazione propri del sistema temperato, come nel celebre caso del brano Lonely Woman, in quartetto con Charlie Haden, Don Cherry e Billy Higgins. L’assenza di una rigida griglia armonica condivisa svincola i musicisti dalle costrizioni dell’armonia per dar loro modo di liberare la creatività senza mediazioni nella ricerca timbrica, melodica ed armonica sullo strumento.
Albert Ayler, Eric Dolphy, Cecil Taylor, Pharoah Sanders e molti altri praticano il genere, cui aderirà anche il tardo Coltrane e a cui, a suo modo, perverrà anche il contrabbassista Charles Mingus. Presto, anche grazie alla marcata militanza politica di Archie Shepp, il free jazz tende ad acquisire una connotazione politica vicina al movimento per la rivendicazione dei diritti civili degli afroamericani.
Il genere attecchirà poi oltreoceano, dando luogo a propaggini ancora oggi feconde ed attive anche in Europa.