Swing

A metà degli anni ’30 la Radio passa da oggetto a mass media.
Dentro c’è lo Swing che, con il suo odore di antiproibizionismo, fa ballare i giovani di tutta l’America, a prescindere dalla razza e dal colore della pelle. E’ l’età dell’oro del Jazz, il suo periodo di maggiore diffusione, il momento delle Big Band, la Swing Era.
Il basso tuba viene gradualmente abbandonato in favore del contrabbasso e l’improvvisazione collettiva cede il passo ad arrangiamenti, spesso incentrati su riff, che vedono contrapposte le sezioni di ance e ottoni. In locali come il Savoy Ballroom le Big Band si sfidano su palchi che hanno davanti piste con migliaia di ballerini, spesso in trasmissione diretta radiofonica. Si ballano charleston, tip tap, lindy hop e fioriscono i musical. Lo Swing entra a tutti gli effetti a far parte della giornata tipo dell’americano medio. Duke Ellington, Count Basie, Benny Goodman, Glenn Miller, Woody Herman, Artie Shaw, Chick Webb, i Dorsey etc., portano alta la bandiera dello Swing nel mondo dell’intrattenimento, dai malfamati cabaret newyorchesi ai campus universitari californiani.
Ma la seconda guerra mondiale, che interessa direttamente gli Stati Uniti dal 1941 al 1945, avrà delle ripercussioni profonde sul costume e sullo stile di vita degli americani che, dimenticate le Big Band, cercheranno l’eccitazione del ballo in altri tipi di musica. Finisce un idillio durato un decennio e il Jazz non sposerà mai più i gusti di massa in maniera tanto totalizzante.

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